Quella dei cittadini ha già raccolto centinaia di migliaia di firme per dire stop alle perreras. Ma la Ue tentenna
MILANO - Avete presente il senso di tristezza e di impotenza che vi
prende visitando uno dei tanti canili italiani gestiti da associazioni
animaliste, gruppi di volontari, Asl o consorzi comunali? Per quanto si
possa provare a trovare consolazione nel fatto che i trovatelli presenti
in questi rifugi abbiano un tetto sotto cui ripararsi dalle intemperie,
non soffrano la fame, siano controllati dai veterinari e accuditi con
professionalità e quasi sempre anche con amore non ci si riesce mai a
togliere dalla testa l'idea di quanto possa comunque essere triste per
loro trascorrere una parte della propria esistenza - che in alcun casi
significa mesi o addirittura anni - dietro alle sbarre di una gabbia.
Eppure è davvero nulla rispetto alla realtà delle perreras, i canili
municipali spagnoli, che sono veri e propri bracci della morte, dove
cani e gatti vengono sipati in condizioni precarie in attesa di adozione
o, molto più spesso, di esecuzione. Il tempo per trovare una famiglia
disposta ad accoglierli è infatti brevissimo, una decina di giorni o
poco più. Dopo di che la legge consente di eliminare il problema alla
fonte, ovvero sopprimendo gli animali
LA MOBILITAZIONE DEI CITTADINI - Contro questa pratica è in atto
da anni una forte mobilitazione popolare in tutta Europa, dove
generalmente le politiche di gestione del randagismo, salvo alcuni casi -
vedi gli stermini di massa dei cani di strada praticati in Romania -,
sono più rispettose del benessere degli animali. E l'Italia è uno dei
Paesi in prima fila in questa campagna. Nei giorni scorsi è stata l'Oipa
a farsi carico del problema, incontrando a Bruxelles il rappresentante
del commissario europeo John Dalli, per chiedere azioni concrete per la
tutela di cani e gatti randagi in tutta l'area comunitaria. Il
presidente dell'associazione Massimo Pradella e l'eurodeputato Andrea
Zanoni non erano però soli: idealmente, con loro, c'erano anche 112.683
cittadini che hanno firmato una petizione chiedendo l'immediato stop
delle esecuzioni nei canili spagnoli. Esecuzioni che avvengono spesso
con metodi barbari, dal soffocamento in vere e proprie camere a gas al
ricorso a percosse o a farmaci che agiscono sul sistema nervoso. E che,
in alcuni casi denunciati dagli animalisti che hanno potuto assistervi o
raccogliere testimonianze, hanno sfiorato il pulp, con animali cremati
ancora vivi o solo semicoscienti.
MA LA UE TENTENNA - I membri dello staff di Dalli hanno spiegato
di essere a conoscenza del problema e di ricevere molte pressioni da
cittadini e politici delle varie nazioni. Ma al tempo stesso hanno
dovuto ammettere che la Ue ha ancora le mani legate, perché per quanto
il Trattato di Lisbona accenda i riflettori sull'esigenza di tutelare
gli animali in quanto esseri senzienti, non ci sono ancora leggi
applicative che vadano oltre il principio generale e che consentano di
intervenire sulle legislazioni nazionali. Tuttavia è stato ribadito
l'impegno a fare fonte al più presto a questa lacuna. La petizione
italiana è stata affiancata da altre tre presentate da gruppi tedeschi,
finlandesi e spagnoli. «E' necessario continuare a fare pressione
affinché lo sdegno dei cittadini europei venga ascoltato - ha commentato
Massimo Pradella -. Azioni vergognose e indegne di una società civile,
come il trattamento riservato ai randagi in Spagna e Romania, devono
essere portate sul tavolo di chi ha il potere di porvi fine».
I VIAGGI DELLA SPERANZA - Nel frattempo però c'è chi non resta
alla finestra. Diverse associazioni italiane si prendono in carico i
cani delle perreras e li portano in Italia per farli adottare. Veri e
propri viaggi della speranza, che spesso hanno un epilogo a lieto fine.
Ma il lavoro è immane, perché per quanti animali si possano portare nel
nostro Paese, dove peraltro sono già molti i trovatelli in attesa di
adozione, sono tanti quelli che ogni giorno dovrebbero essere
riscattati. Va da sè che quelli che riescono a salvarsi siano solo una
minoranza, piccole gocce in mezzo ad un mare di abbandono, di violenze e
sopraffazione. Per questo motivo è indispensabile un'azione di tipo
istituzionale. «L’intervento dell’Ue nei confronti degli Stati membri
che quotidianamente sopprimono migliaia di randagi - dice ancora
Pradella - dovrebbe essere tempestivo, perché nei prossimi due anni
verranno uccisi e maltrattati ancora moltissimi animali. Tuttavia
accogliamo positivamente l’apertura della Commissione Europea e ci
auguriamo che ora dia effettivamente seguito alle pressanti richieste
dei cittadini».
27 aprile 2012
Fonte: http://www.corriere.it
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